Economia

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Lunedì è il Tax Day: da imprese e autonomi attesi 42 miliardi di euro. Ecco le scadenze


Entro lunedì 16, imprese e lavoratori autonomi saranno chiamati a versare all'erario 42,3 miliardi di euro in tasse. La stima è dell'Ufficio studi della Cgia di Mestre (Venezia), secondo cui l'importo è “certamente sottodimensionato, poiché non include il valore economico dei contributi previdenziali che dovranno essere pagati dalle imprese e dai lavoratori autonomi” che combatto con problemi di liquidità.

Entro dopodomani - spiega la Cgia - si dovranno versare all'erario almeno 34 miliardi, quasi l'80% del gettito totale previsto in capo alle aziende, in particolare per le ritenute Irpef sui lavoratori dipendenti e sui collaboratori familiari (14,4 miliardi), l'Iva (13,2), l'Imu (5) e le ritenute Irpef dei lavoratori autonomi (1,3). Nel caso delle ritenute Irpef le aziende agiscono come sostituti d'imposta per conto dei lavoratori; riguardo all'Iva, invece, si tratta di somme già
incassate in precedenza a seguito dell'emissione di una fattura.

Nonostante il Consiglio dei Ministri abbia rinviato al 21 luglio il pagamento dell'Ires, dell'Irap, dell'Irpef e delle addizionali Irpef ai forfettari e alle partite Iva soggette agli Indici Sintetici di Affidabilità (Isa), sempre secondo le stime Cgia nell'ultimo giorno di giugno è previsto un gettito per l'erario di 17 miliardi per il pagamento dell'Ires (9,8 miliardi), dell'Irap (4,9), dell'Irpef (1,5) e delle addizionali regionali/comunali Irpef (900mila). In totale le casse dello Stato riscuoteranno a giugno complessivamente 59,3 miliardi.


Bankitalia conferma le stime di crescita, in attesa delle decisioni sui dazi Usa

In attesa di sviluppi nei negoziati con gli Usa sui dazi, le previsioni della Banca d'Italia sulla crescita italiana restano invariate rispetto ad aprile: +0,6% nel 2025, +0,8% nel 2026 e +0,7% nel 2027. Si punta tutto sui consumi interni per sostenere l'economia, perché l'export comincia mandare segnali d'allarme: ad aprile, secondo l'Istat, il commercio verso i paesi extra UE è crollato del 7%, facendo arretrare le esportazioni complessive del 2,8% su base mensile. Nel quadro delineato da Bankitalia, le tensioni commerciali con gli Stati Uniti assumono un ruolo centrale. Le previsioni dell'istituto presuppongono un aumento dei dazi Usa al 10% sui prodotti europei. Uno scenario che, insieme all'incertezza globale, rischia di penalizzare investimenti ed export, sottraendo complessivamente circa mezzo punto di Pil tra il 2025 e il 2027.

E se le tariffe tornassero ai livelli annunciati da Trump lo scorso 2 aprile, l'impatto sulla crescita sarebbe ancora più marcato: lo scenario di base si ridurrebbe di altri due decimi di punto nel 2025 e di mezzo punto all'anno nel 2026 e 2027. Per ora, ad aprile, l'export verso gli Usa è calato dell'1,9% su base annuale, mentre il vero crollo c'è stato verso Regno Unito (-18,8%), Turchia (-18,2%) e Paesi Bassi (-8,7%), soprattutto per la riduzione delle esportazioni di mezzi di trasporto, esclusi autoveicoli. Mentre la farmaceutica continua a sostenere le vendite all'estero (+30,1%). 

La guerra tra Iran e Israele infiamma il prezzo del petrolio

La nuova escalation militare in Medio Oriente, con l'attacco di aerei e droni da parte di Israele ad una serie di siti nucleari e siti sensibili in Iran, con la risposta iraniana che ha portato ad una pioggia di missili da Tel Aviv a Gerusalemme, rende nuovamente nervosi i mercati finanziari, già provati dopo mesi di incertezza per le politiche commerciali degli Usa che hanno innescato una contesa a colpi di dazi reciproci. I trader temono scarsità di offerta nel campo delle materie prime e tornano a puntare sui beni rifugio. I listini asiatici, europei e statunitensi ieri hanno segnato perdite decise, inferiori però a quello delle peggiori giornate interessate dagli annunci sui dazi, che testimoniano comunque la volatilità del mercato.

 I prezzi del petrolio sono saliti rapidamente, per paura di una restrizione dell'offerta. I future sul petrolio sono schizzati di oltre il 13% nell'intraday, chiudendo la giornata di contrattazioni al Nymex con un rialzo dell'8%, riaccendendo i timori di un nuovo picco dell'inflazione. I futures europei sul gas naturale al Ttf sono saliti di quasi il 5%, superando nel corso della giornata i 38 euro/MWh, il livello più alto dall'inizio di aprile. Oltre ai rischi geopolitici, altri fattori contribuiscono alla pressione al rialzo sui prezzi del gas, gli analisti prevedono un calo della produzione di energia eolica nel fine settimana nell'Europa nord-occidentale, con conseguente riduzione dell'offerta di energia rinnovabile. Il prezzo dell'oro è balzato di oltre l'1%, superando i 3.420 dollari, avviandosi verso il massimo storico raggiunto ad aprile scorso di 3.500,05 dollari, con gli investitori in cerca di sicurezza nel contesto di crescenti tensioni geopolitiche e incertezza economica.

L'attacco all'Iran scuote le Borse, balzo del prezzo del petrolio

Borse europee molto nervose dopo l'attacco di Israele all'Iran. I listini principali sono tutti negativi: Milano -1,28%, cali superiori al punto percentuale anche per Francoforte e Parigi. Resiste meglio Londra, -0,39%, perché in quel listino pesano molto i titoli petroliferi.

Effetto del balzo del prezzo del petrolio dopo gli attacchi di Israele all'Iran. Il Brent, riferimento per l'Europa, sale di quasi il 6%, è scambiato a 73,5 dollari al barile, dopo aver toccato nella notte i 78 dollari.

Sale del 4,7% % anche il gas alla Borsa di Amsterdam, che sfiora i 38 euro al megawattora.

C'è poi una corsa ai beni rifugio. Sale il franco svizzero, superando quota 1,06 nei confronti dell'euro, recupera il dollaro dopo i cali degli ultimi due giorni e torna a correre l'oro, con un prezzo spot sopra i 3.420 dollari all'oncia.

Mentre a Wall Street i listini sono in rosso, ma corrono i titoli delle grandi aziende produttrici di armamenti, come Lockheed Martini e Northrop Grumman.

Via i controlli di confine a Gibilterra, accordo storico tra Europa e Regno Unito

Una stretta di mano a Bruxelles per chiudere uno dei capitoli irrisolti della Brexit.

Nove anni dopo il referendum che ha lacerato il continente, Europa e Regno Unito hanno sancito l'intesa su Gibilterra sanando una ferita antica e riaperta dal divorzio tra le due sponde della manica. Cadono i controlli fisici al confine con la lìnea de la concepciòn: barriere abbattute, niente più code, né passaggi doganali estenuanti. A rilanciare la rocca nel quadro della nuova stagione della cooperazione tra Bruxelles e Londra è una parola chiave: libera circolazione di persone e merci nel bel mezzo della guerra dei dazi di Donald Trump. Senza però toccare il nervo sensibile della sovranità, che resta saldamente ancorata alle posizioni storiche di Londra e Madrid.

L'ingresso nell'area Schengen e l'accesso ai programmi UE - formalizzati il 30 dicembre 2020 - hanno rappresentato soltanto il primo passo per il territorio incastonato nel sud della Spagna sotto la sovranità della Corona sin dal XVIII secolo.

Con l'intesa raggiunta dal commissario UE per il commercio, Maros Sefcovic, i ministri degli Esteri britannico e spagnolo, David Lammy e Josè Manuel Albares, insieme al premier di Gibilterra, Fabian Picardo, la rocca compie un passo decisivo nel nuovo quadro post-Brexit. Una "pietra miliare", ha esultato Sefcovic, celebrando un patto che secondo la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen "protegge Schengen, consolida il mercato unico e garantisce stabilità all'intera regione". 

Gli estremi dell'accordo commerciale siglato a Londra tra Washington e Pechino

L'accordo raggiunto fra gli Stati Uniti e la Cina ripristina la tregua commerciale raggiunta a maggio a Ginevra e affronta alcuni dei nodi principali nelle relazioni fra le due superpotenze economiche mondiali, ossia quello delle terre rare e quello dei chip.

Pechino è infatti affamata di semiconduttori avanzati per accelerare il suo sviluppo tecnologico e l'intelligenza artificiale, mentre Washington dipende dai minerali critici cinesi per molte delle sue industrie, in primis quella automobilistica che è un tassello essenziale nel piano di Donald Trump per rilanciare la potenza manifatturiera americana.

Ecco i principali punti dell'intesa. 

L'annuncio di Trump: "Accordo con la Cina, a noi i minerali, a loro i visti per gli studenti"

L'accordo è fatto". Donald Trump usa toni trionfalistici per descrivere l'intesa commerciale con la Cina, raggiunta al termine di una maratona negoziale di 48 ore e dopo settimane di tensioni che sembravano destinate a far naufragare la tregua raggiunta a Ginevra il mese scorso. Invece i negoziatori sono riusciti a lasciare la Lancaster House di Londra con un accordo di massima, che rappresenta un ulteriore passo avanti - anche se per molti osservatori "molto piccolo" - verso una pace commerciale. I dettagli dell'intesa sono scarsi. La Cina si è impegnata ad allentare i controlli alle esportazioni di terre rare e magneti. In cambio gli Stati Uniti si sono detti disponibili a rimuovere alcune restrizioni all'export, anche sui chip, e ad ammettere gli studenti cinesi nei college e nelle università americane.

Poche le notizie ufficiali sui contenuti dell'accordo
L'accordo prevede che i dazi restino ai livelli stabiliti a Ginevra in maggio: ovvero al 30% per il made in China e al 10% per l'import cinese di prodotti americani. Nel lodare l'intesa Trump ha parlato di tariffe sulla Cina al 55%, lasciando immaginare un aumento rispetto al livello deciso solo il mese scorso. La Casa Bianca però è subito intervenuta per precisare che la cifra indicata da Trump include i dazi al 30% imposti negli ultimi mesi (10% quelli universali e 20% quelli sul Fentanyl) e quelli del 25% che erano in vigore in precedenza. Nonostante il chiarimento ufficiale, che ha spazzato via la confusione creata da presidente, la scarsità di dettagli lascia scettici i mercati preoccupati dal fatto che all'intesa manca la firma dei due presidenti.

La Perla riparte con Luxury Holding. Urso: restituito futuro industriale

Il salvataggio de La Perla è oggi realtà. Abbiamo restituito prospettiva e futuro a un'icona globale della moda italiana. Un sentito ringraziamento a Luxury Holding Llc e a Peter Kern da cui è pervenuta l'offerta migliore, sia sotto il profilo economico che occupazionale". Sono queste le parole del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, al tavolo La Perla che si è tenuto a Palazzo Piacentini e a cui hanno partecipato la nuova proprietà, con anche il patron Kern in collegamento dagli Stati Uniti, le organizzazioni sindacali e le istituzioni locali.

Durante l'incontro il ministro ha ringraziato per lo straordinario impegno nel dossier il sottosegretario con delega alle crisi di impresa, Fausta Bergamotto, i commissari, i curatori italiani, i liquidatori inglesi e lo staff del Mimit.

Il piano industriale presentato prevede sia l'assunzione di tutti i 210 dipendenti coinvolti nelle procedure Lpm e Lpmg Ita, sia un rafforzamento della forza lavoro con ulteriori 40 nuove assunzioni. Inoltre, contempla quasi 30 milioni di investimenti entro il 2027 e il rilancio del sito produttivo di Bologna, cuore manifatturiero del marchio. "Una scelta strategica chiara - ha aggiunto Urso durante l'incontro - che punta a valorizzare il made in Italy come motore industriale ed elemento identitario del brand, riconosciuto a livello globale come simbolo di raffinatezza e perfezione sartoriale".

Quanto al tema della cassa integrazione, il Mimit e il ministero del Lavoro stanno definendo una norma - che sarà presentata nel prossimo Cdm - per prevedere un ammortizzatore in grado di coprire situazioni come quella di La Perla. "Abbiamo mantenuto tutti gli impegni - ha evidenziato Urso - in una battaglia che sembrava impossibile. Un ringraziamento speciale alle lavoratrici, che non hanno mai smesso di crederci, con impegno e tenacia".

Copasir, rescisso il contratto tra l'israeliana Paragon e il governo italiano per il caso Cancellato

Dopo lo stop temporaneo è stato rescisso definitivamente il contratto tra l'israeliana Paragon Solutions ed il governo italiano. Ne dà notizia il Copasir nella sua relazione sull'uso dello spyware Graphite da parte dell'intelligence.

"A seguito del clamore suscitato dalla vicenda", si legge, lo scorso 14 febbraio Aise (Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna) e Aisi (Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna) avevano deciso di sospendere temporaneamente l'impiego del software di sorveglianza "Graphite" in attesa degli accertamenti del Comitato.

"Ma in occasione dei sopralluoghi effettuati dal Comitato presso le Agenzie - informa la relazione - è stato precisato che, successivamente alla sospensione, si è addivenuti alla decisione di rescindere comunque il contratto con Paragon".

Paragon "ha offerto sia al governo che al Parlamento italiano un modo per determinare se il suo sistema fosse stato utilizzato contro il giornalista in violazione della legge italiana e dei termini contrattuali. Poiché le autorità italiane hanno scelto di non procedere con questa soluzione, Paragon ha risolto i suoi contratti in Italia". Lo specifica l'azienda che produce lo spyware Graphite che, secondo i riscontri di Meta, sarebbe stato usato per intercettare il direttore di Fanpage Francesco Cancellato.

Mercati cauti sui colloqui di Londra tra Usa e Cina. Giù i rendimenti del Btp, spread Btp/Bund a 94

Imercati venerdì avevano reagito bene al dato superiore alle attese sul lavoro negli Stati Uniti. Anche i future che anticipano l'avvio di Wall Street sono al momento tranquilli (+0,03% il future sull'S&P 500).

Erano stati invece positivi i mercati asiatici, compresi i listini di Hong Kong (+1,63%) e Shanghai (+0,43%). Non solo per l'attesa per l'incontro di Londra, ma anche per le indiscrezioni di Reuters del fine settimana sulla possibile concessione di licenze di esportazione temporanee ai fornitori di terre rare delle case automobilistiche statunitensi.

Questo ha attutito l'effetto dei dati molto negativi sull'export dalla Cina agli Stati Uniti a maggio: -34%, contro il -18% di import. Il surplus commerciale per la Cina si è ridotto del 41% a quota 18 miliardi di dollari.


La Cina ha fatto registrare anche il quarto mese di fila di deflazione, -0,1% la variazione dei prezzi al consumo a maggio, è un segnale di una debole domanda interna.

Tra i titoli in evidenza in Europa la britannica Alphawave, che progetta chip e che ha accettato l'offerta di acquisto da parte di Qualcomm per circa 2,4 miliardi di dollari. Il titolo sale del 24%.

Oggi si muovono di più i titoli di Stato. Aumenta il valore e quindi scende il rendimento: -5 punti base per quello del Btp italiano decennale, a quota 3,47%. Lo spread Btp/Bund scende ancora a quota 94 punti base, vicino ai minimi dal febbraio 2021

Spid, a luglio il servizio diventa a pagamento: chi interesserà e quanto costerà

Uno dei principali gestori italiani di Spid, Infocert ha annunciato l'introduzione di un canone annuale di circa 6 euro, allineandosi alla decisione presa nei giorni scorsi anche da Aruba, un altro importante identity provider, che ha dichiarato che il suo servizio non sarà più gratuito. Da luglio per i clienti di Infocert avere l'identità digitale non sarà più gratuito.

All'origine della decisione per i provider ci sarebbe anche la necessità di coprere i costi in attesa dello sblocco di risorse previste dal governo. “I 42 milioni di euro ai fornitori di Spid stanno per essere erogati”, spiega Mario Nobile, dir.gen. Agenzia per l'Italia digitale. “La previsione di pagamento esiste dal 2019, ma ricodfiamo ai cittadini che è possibile usare la carta d'identità eletronica per accedere gratis a tutti i servizi online”.

Infocert introduce il canone: 5,98 euro l’anno
InfoCert, parte del gruppo Tinexta, ha deciso di seguire l’esempio di quanto fatto nei mesi scorsi da Aruba, un altro importante identity provider, annunciando che il suo servizio per lo Spid non sarà più gratuito a partire dal 28 luglio 2025, ma verrà a costare 5,98 euro (Iva inclusa) all’anno.

Le modalità di abbonamento e di recesso
Il rinnovo a pagamento di Infocert non è automatico: chi non esprime il consenso non vedrà addebitato nulla ma non potrà utilizzare il servizio. Come si legge nella mail che Infocert ha mandato ai suoi utenti, viene sottolineato come Infocert abbia “offerto lo Spid gratuitamente” per 10 anni andando a “promuovere l’accesso alla digitalizzazione” per i cittadini italiani.

Per recedere dal contratto con Infocert è possibile: inviare una PEC all’indirizzo revoca.spid@legalmail.it; inviare una raccomandata a/r. 

Bene Wall Street, rimbalzo per Tesla. Europa in cauto rialzo

Idati sul lavoro spingono Wall Street e sostengono i listini europei che chiudono una settimana in rialzo. Nella giornata Milano +0,55% (+1,2% nella settimana) Londra +0,30% Parigi +0,19%, Francoforte -0,08%.

In buon guadagno Wall Street, con Tesla che recupera oltre il 6% dopo lo scivolone di ieri e lo scontro con Trump.

Lo spread Btp Bund scende a 96 punti base, il rendimento decennale è al 3,53%. Sale il petrolio, oltre i 66 dollari al barile il Brent. In rialzo i bancari, male Leonardo che cede oltre il 3%. Si rafforza il biglietto verde, l'euro torna sotto quota 1,14 sul dollaro.


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